Piove da ore ormai e sembra proprio non voler smettere. La città è allagata e la pioggia, in questo momento fittissima, rende ancora più buia e più scura questa notte non proprio estiva.
Non riesco a prendere sonno come spesso mi capita quando la mente è affollata di pensieri. Così mi ritrovo qui, sul balcone, semplicemente per vedere la pioggia cadere. Mi piace moltissimo farlo. C'è grande tranquillità, interrotta solo dallo sfrecciare di qualche macchina sull'asfalto bagnato o dal litigio di due gattini, anche loro esseri della notte come me o dai rintocchi della catedrale. Proprio adesso. Tre rintocchi, poi altri due. Sono le 03:30. Una passeggiata a quest'ora è proprio quello che mi ci vuole per rilassarmi. Poi comunque non riuscirei a prendere sonno.
Così mi vesto e scendo. L'ombrello? No, non lo prendo, con questa temperatura cosa vuoi che siano un po' di gocce sulla pelle...
Mi metto così a girare a caso, per le strade della città. Ogni tanto una macchina, piccoli gemiti, il rumore di una saracinesca che si apre. Il silenzio in cui sono avvolto è quasi surreale.
Una cosa d'improvviso desta la mia attenzione. I fari di una macchina, persi in lontanaza. Sembrano essere fermi e la cosa devo dire che m'incuriosisce: chi può mai essere fermo in macchina a quest'ora di notte, in una notte come questa per altro... sembra come... come se.. come se mi stesse aspettando.
No! Non ci credo, decido di avvicinarmi per rendermi conto.
Una persona. Mi avvicino finchè non scorgo una persona che esce dalla macchina appoggiandosi allo sportello. Non riesco a focalizzarla bene sia perchè è difficile con quest'oscurità vedere le cose a distanza, sia perchè la pioggia così fitta rende tutto ancora più fosco.
Spinto dalla curiosità o da un dio non so che impulso mi avvicino ancora fino a riuscire a scorgere con chiarezza i particolari.
Lunghi capelli nerissimi scendono fino alle spalle, la carnagione chiarissima, quasi bianca, fa da contrasto al buio della notte e a due occhi, profondi e misteriosi, anch'essi di un nero intenso
La bocca, piccola e sensuale si apre ad un leggero sorriso, lasciando intravedere denti bianchi e perlacei. Il corpo è snello e sottile, reso ancor più evidente dal fatto che il suo vestitino leggero è ormai attaccato alla pelle per la pioggia che abbondante scende dai capelli fino ai piedi, coperti da due stivali di un nero intenso come quello degli occhi.
Mi fa cenno di avvicinarmi e io lo faccio, incapace di resistere a quello che sembra più il frutto di una mente insonne e stanca, che una persona in carne e ossa.
- "Baciami".
Una voce eterea e senza timbro.
E io lo faccio, provando ad afferrarla, rinunciando definitivamente a chiedermi in che pianeta o dimensione stessi vivendo. Ma prima che riesca ad afferrarla mi rendo conto che lei non c'è più, non esiste, come se si fosse sciolta.
Mi accorgo solo adesso che nemmeno la macchina, i fari, lo sportello esistono più. Tutto quello che ho davanti è una grande pozzanghera, in cui si riflette il cielo di una notte senza luna.